Ho avuto il piacere e l'onore di essere invitato a fare un intervento durante il convegno "Alimentazione e benessere psicofisico" che si è tenuto sabato scorso ad Acerno (SA). L'evento ha visto la partecipazione di diverse figure professionali (medici, psicologi e docenti universitari) sia italiani che dall'estero ed è stato molto interessante e partecipato.
Voglio in questo post fare un riassunto degli interventi e ringraziare tutti i partecipanti per la professionalità, l'interesse e la cortese attenzione. Un ringraziamento particolare all'organizzatrice dell'evento, la dott.ssa Deborah Vivo, e all'associazione culturale Picentina Civitas per l'ottima organizzazione e la piacevole compagnia. Le slide e gli argomenti che ho presentato sono già stati pubblicati o verranno pubblicati nel corso di questo mese sul blog.
Nonostante alcune modifiche sul programma annunciato, non posso dire che i cambiamenti non siano stati apprezzati, anzi. La presenza di numerosi ospiti illustri (tra gli altri, il sindaco di Acerno nonché medico dott. Vito Sansone, l’On. Michele Schiano di Visconti, Presidente V Commissione Sanità della Regione Campania, il dott. Ermanno Corsi, eminente giornalista e scrittore che ha presentato e diretto l’evento in qualità di moderatore) e di molti professionisti del settore, nonché studenti, ha dato al convegno un carattere decisamente scientifico ma sempre attento alla divulgazione rivolta ai non addetti ai lavori.
Il primo intervento è stato a cura della dott.ssa Deborah Vivo, organizzatrice dell’evento, ed ha riguardato la relazione in comorbilità tra disturbi di personalità e disturbi dell’alimentazione, con un’introduzione ai disturbi dell’alimentazione che ha aperto in maniera esaustiva la prima parte del convegno. La dottoressa ha esposto l’importanza di una diagnosi non solo che si focalizzi alle categorie diagnostiche come esposte dal DSM ma aperta ad una analisi dimensionale che veda nel paziente un individuo complesso dove differenti disturbi, anche di natura diversa, possono interagire, aspetto importante per l’impostazione di un corretto processo terapeutico.
Il programma ha proseguito con un interessante discussione sulla relazione tra cibo e tumori, presentata dal dott. Vincenzo Zappia: i risultati delle ultime ricerche al riguardo confermano il ruolo protettivo di fitocomposti e fibre, contenuti nel regno vegetale, e i fattori di rischio presenti nelle carni, soprattutto rosse, processate e grigliate. Un utile ed approfondito discorso su nutrigenomica e nutrigenetica ha costituito il tema portante dell’intervento, ricordando la mappatura completa del genoma umano che riserva ancora numerosi spunti di ricerca.
Il dott. Agostino Vietri ha esposto l’interessante argomento della Family Life Space, un tipo di psicoterapia familiare che, in questo caso applicata ai casi di disturbi dell’alimentazione, fa del disegno il veicolo di analisi, attraverso le rappresentazioni che i membri della famiglia si fanno di loro stessi e degli altri, delle loro relazioni e degli eventi importanti che hanno coinvolto il nucleo familiare, nell’interazione con l’ambiente esterno.
La mattinata si è conclusa con l’intervento della dott.ssa Luciana Madaio sugli interventi terapeutici in équipe nei casi di disturbi alimentari, ponendo il punto sul ruolo delle differenti figure specialistiche che operano nella Federazione Italiana Disturbi Alimentari (FIDA) e riassumendo i temi che erano stati portati durante la prima parte del convegno.
Il pomeriggio si è aperto con il contributo internazionale della prof.ssa Greta Noordenbos, docente e ricercatrice all’università di Leiden (Paesi Bassi): esponendo una sua recente ricerca, la prof.ssa Noordenbos ha sottolineato l’importanza di una seria cultura del ricovero, improntata non alla terapia più breve ed economica, che porta ad altissimi tassi di recidive, ma ad una terapia di una durata più lunga e solo apparentemente più costosa, in quanto fornisce al paziente più strumenti vivere in benessere e salute la sua vita, con minori costi per la società ma anche in termini di emozioni negative e vissuti di delusione da parte del paziente, concentrandosi non solo sul recupero dei sintomi fisici, ma anche delle emozioni di autostima e del malessere psicologico di chi viene ricoverato per un disturbo dell’alimentazione.
Successivamente ho personalmente esposto i benefici dell’alimentazione vegetariana sulla salute psicofisica. Dopo aver spiegato la differenza tra dieta onnivora, vegetariana e vegana, ho approfondito l’argomento dividendolo nelle tre parti che costituiscono le tre motivazioni principali di chi fa questa scelta: la propria salute, accordandomi all’intervento del dott. Zappia e mostrando come una corretta dieta vegetariana è adeguata, sana e completa sul profilo nutrizionale e riportando i risultati delle ultime ricerche che riportano emozioni più positive, meno stress percepito e maggiore soddisfazione di vita nei vegetariani rispetto agli onnivori; il benessere degli animali, ricordando come la carne che compriamo al supermercato provenga da un animale che, molto probabilmente, ha passato la sua vita in un allevamento intensivo in pessime condizioni di vita, igieniche ed etiche che hanno ripercussioni negative sulla qualità dei loro prodotti; infine, come le nostre decisioni in fatto di alimentazione hanno un impatto più o meno importante sul nostro intero ecosistema, restituendo l’immagine di un pianeta in cui tutti gli esseri viventi sono collegati e dove l’uomo, lungi dall’esserne padrone, dovrebbe utilizzare le sue caratteristiche di homo sapiens per risolvere i problemi che la sua stessa specie ha creato nel tempo.
L’intervento successivo è stato della dott.ssa Maria Triassi sull’alimentazione e la salute nell’era di internet, in un periodo della nostra storia in cui i pazienti sembrano saperne di più dei medici in quanto hanno ampio accesso ad una mole di dati virtuali che, purtroppo, spesso non sono attendibili e il fruitore non sempre ha le conoscenze adeguate per discriminare informazioni corrette e sbagliate.
L’evento si è chiuso con la dott.ssa Pakj Memoli e la presentazione della nostra amata dieta mediterranea, consacrata dall’Unesco a patrimonio immateriale di tutta l’umanità. L’intervento è andato ben oltre il tema centrale, esponendo una serie di concetti nutrizionali e comportamentali importanti che hanno costituito in maniera puntuale la degna conclusione del convegno, riportando simpaticamente anche prodotti tipici e poesie del posto, all’insegna dell’equilibrio tra una dieta sana e la capacità dell’uomo di fare anche dell’alimentazione un’arte e un importante momento di condivisione.
Vorrei fare un piccolo commento sul tema che mi riguarda direttamente. L’evento mi ha sicuramente restituito l'immagine di un pubblico di specialisti con il sincero interesse per la divulgazione e pronti all’interazione costruttiva con i pazienti e l’immagine di un pubblico più generale che già molto sa e che volentieri vorrebbe sapere di più. Durante e dopo la mia presentazione, i medici in sala annuivano consapevoli e, seppure molti di loro non si dicano d’accordo al 100% con una scelta vegetariana, sono coscienti del fatto che mangiamo troppa carne (il doppio della quantità procapite mondiale, fonte: FAO, World Livestock 2011: Livestock in food security, 2011) e sanno dei problemi che comporta un’alimentazione troppo ricca di grassi saturi e proteine animali. Tuttavia mi sono reso conto che questa loro convinzione non arriva al pubblico dei pazienti in maniera completa né sistematica, così che al giorno d’oggi quasi nessuno sa che il latte può provocare osteoporosi (le nazioni in cui il consumo di latte è molto alto sono anche quelle con il più alto numero di fratture del femore negli anziani, fonte) e numerosi mi hanno chiesto, dopo il mio intervento, ulteriori spiegazioni su questo fenomeno che risulta diametralmente opposto all’eterna raccomandazione “Bevi latte ché fa bene alle ossa”.
Di conseguenza, ho potuto notare con piacere che il mio intervento, nel suo piccolo, ha smosso quanto meno la curiosità delle persone, la stessa che ha spinto anche me in passato alla ricerca di altre informazioni e che mi ha fatto capire che i passi avanti li possiamo fare tutti, con un’alimentazione responsabile e consapevole.
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