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16.1.14

Ritmo circadiano e colori



 La settimana scorsa parlavamo dell’importanza del numero 24 per quanto riguarda il sonno, in quanto queste sono le ore che il nostro pianeta impiega per girare intorno a sé stesso e dunque alternare il giorno alla notte.


Proprio questa cifra ci porta ad un altro interessantissimo (e in parte controverso) argomento: quello del ritmo circadiano. Stiamo parlando di una sorta di orologio biologico che gli esseri viventi avrebbero, un adattamento alla vita su questo pianeta che, come dicevamo, ha un periodo di rivoluzione di 23h56m4s.
Secondo ricerche effettuate nell’università di Harvard, la durata media del ritmo circadiano umano è di 24h15m. Nei soggetti con sindrome da ciclo sonno-veglia alterato la durata è anche più lunga, quasi mai più corta.

Una nota di colore al proposito: alcuni sostengono che l’essere umano provenga da Marte, per il fatto che il periodo di rivoluzione di questo pianeta è 24h37m23s. Essendo il nostro ritmo circadiano più lungo di quello di rivoluzione terrestre, ma più corto di quello marziano, il nostro corpo si sarebbe adattato agli stimoli terrestri, ma non del tutto. A sostegno di questa ipotesi vi sono anche noti astronomi come Tom Van Flandern.

Ebbene, il nostro ritmo circadiano viene costantemente aggiustato grazie agli stimoli ambientali, in primo luogo la luce, che con la sua mancanza sollecita la produzione di melatonina, un ormone prodotto dalla ghiandola pineale che prodotto nelle giuste quantità agevola il ritmo sonno-veglia.
Ricerche[1] dimostrano come la luce blu e verde aiutino a mantenerci svegli e vigili, mentre possono disturbare il processo di addormentamento se vi siamo esposti nelle ore immediatamente precedenti il sonno. Al contrario, luci di colori caldi (giallo, arancione, rosso) sono le più indicate nelle ore serali. 
 Questo deriva sicuramente da atavici condizionamenti ambientali, con il colore del cielo e quello della vegetazione a essere i predominanti durante le ore di luce, al contrario del colore caldo del fuoco, l’unico possibile durante la notte.
Per addormentarsi più facilmente, è quindi meglio evitare l'uso di computer ed altri schermi prima di andare a letto, preferendo una luce calda ad illuminare un buon libro che ci accompagni tra le braccia di Morfeo.

L’importanza della luce è dimostrata anche dalla ricerca su persone non-vedenti, il cui ritmo era fuori fase, con effetti collaterali quali insonnia e sonnolenza diurna[2]. Nelle persone con cecità totale, la prevalenza della sindrome da ciclo sonno-veglia alterato va dal 50 al 75%. Nella popolazione in generale, ha una prevalenza di 1 persona su 2.000: stiamo parlando quindi di un disturbo raro, anche se potrebbe essere corretto per difetto in quanto molte persone con questo disturbo non lo comunicano al proprio medico[3]

Arrivati a parlare di disturbi del sonno, ci salutiamo alla prossima settimana in cui continueremo ad approfondire questo argomento.




[3] Orphanet (April 2006). "Hypernychthemeral syndrome". Inserm: Institut national de la santé et de la recherche médicale. Retrieved 2009-08-08.

7.1.14

Sonno: deframmentazione e pulizia del cervello


Apriamo l'anno 2014 con delle interessanti ricerche che riguardano il sonno. Dedicheremo la nostra attenzione nel mese di gennaio a questo argomento.


L’importanza di qualità e quantità del sonno sono note a tutti con l'esperienza e il buonsenso. Sebbene ogni individuo sia diverso, le caratteristiche per una buona notte di sonno sono generalmente:
  • una durata di circa 8 ore
  • un ambiente tranquillo, con luce assente o molto bassa, senza rumori molesti
  • un risveglio piacevole, magari graduale grazie alla luce diurna.

I meccanismi alla base del sonno non sono ancora del tutto conosciuti. Ci è ancora poco chiaro come mai alcune persone vivono perfettamente con un limitatissimo numero di ore di sonno.
E prima ancora di questo, non è ancora accertato il, o meglio i motivi che hanno spinto madre natura a dotare gli esseri viventi di questo spesso piacevole compito. E necessario.


Secondo alcuni ricercatori americani[1], il sonno potrebbe avere il compito di lavaggio… del cervello. Ci spieghiamo meglio: un po’ come la deframmentazione e la pulizia degli hard-disk, durante il sonno le cellule del nostro cervello riducono le loro dimensioni, mentre lo spazio tra di loro aumenta; questo permetterebbe al fluido cerebrospinale di invadere gli spazi e ripulire il cervello di tutto il materiale potenzialmente neurotossico accumulato durante il giorno. Il fatto che il sonno sia, appunto, ristoratore per il cervello potrebbe essere una conseguenza di questo meccanismo, se non l’effetto voluto. Una ricerca che potrebbe aiutarci a trovare una cura per malattie come Parkinson e Alzheimer, in cui è stato osservato proprio un alto numero di sostanze potenzialmente dannose nel cervello.

Noi esseri umani, come molti animali, siamo attivi durante le ore di luce: anche questo potrebbe lasciar pensare che dormiamo per recuperare le energie, per attrarre meno predatori quando i nostri sensi sono meno efficaci. Qualcuno potrebbe obiettare che, proprio per quest'ultimo motivo, dovremmo rimanere svegli e vigili ben più che durante il giorno. Per chi "crede" nell'evoluzionismo, la risposta sarebbe proprio nei suoi meccanismi: è più vantaggioso fingersi morti e non far rumore, piuttosto che aggirarsi nell'ambiente, fare rumore ed essere inconsapevole preda di animali con la vista più acuta della nostra.


Altri animali sono notturni, o crepuscolari. I loro sensi sono quindi adatti (o adattati, nel corso dell'evoluzione) alla scarsa o nulla disponibilità di luce solare. Molti predatori sono notturni proprio per sfruttare la vista o altri sensi meno sviluppati delle loro prede.
Un mondo in continuo movimento 24 ore su 24, in cui falchi e civette si spartiscono gli stessi sentieri di caccia ma senza concorrenza, in quanto in scena in momenti diversi.

Sul numero 24 ci salutiamo fino alla prossima settimana, quando parleremo del nostro orologio biologico.


[1] Xie, L., Ka, H., Xu, W., Chen, M.J., Liao, Y., Thiyagarajan, M. Et al. (2013). Sleep drives metabolite clearance from the adult brain. Science, 342 (6156), 373-377. Doi: 10.1126/science.1241224.

21.11.13

Perché portare un bambino in questo mondo? Project Sunlight



Unilever è una multinazionale anglo-olandese il cui marchio tutti noi abbiamo avuto almeno una volta in casa. Lipton, Bertolli, Findus, Dove, Coccolino, Mentadent, Axe, Knorr, ecc. Questo enorme marchio ha voluto impiegare delle risorse per un mondo migliore. Non mi soffermo sull’eventuale spreco di risorse di cui le multinazionali inevitabilmente sono corresponsabili, ma mi soffermo sul valore del gesto e quello che tutti noi possiamo imparare.



Un filmato molto toccante è stato mostrato a delle coppie in attesa di un bambino di diverse parti del mondo. Il filmato poneva un’importante domanda che probabilmente ogni genitore responsabile si fa: “Perché portare un bambino in questo mondo?”. La banalità della domanda si scontra con la realtà: portereste vostro figlio nei quartieri malfamati della vostra città? in un bar pieno di fumatori incalliti? dal vicino violento e razzista? vicino ad un pozzo petrolifero in fiamme?

Perché portarlo in questo mondo che sembra avere sempre meno rispetto e attenzione per sé stesso?
Perché ogni giorno c’è chi si impegna per trovare una soluzione ai problemi, o a non causarli.
Perché ogni giorno si studia per evitare banali malattie con prodotti specifici.
Perché si cercano nuovi e rivoluzionari metodi di coltivazione per garantire cibo a tutti.
Perché si trovano le modalità di offrire acqua pulita in ogni angolo del pianeta.

Unilever vuole dare questo messaggio di speranza: respira con calma, porta il tuo bambino in questo mondo, perché non c’è mai stato un momento migliore per garantire un futuro luminoso ai nostri figli.

Le risposte dei genitori al filmato sono state tutte molto emozionate ed emozionanti. Mi è piaciuta la semplicità di uno di loro, che ha detto “Il mondo ha bisogno di più brave persone, e mi piace pensare che nostro figlio sarà una di loro”. Se vogliamo considerarci ed essere genitori responsabili e donare ai nostri figli un bel posto in cui vivere, sono le scelte di ogni giorno, di ognuno di noi, che condizioneranno il domani. Ormai tutti ne siamo consapevoli, tutti abbiamo le informazioni per concedere ai nostri figli, come di dovere, un mondo migliore di quello che abbiamo conosciuto noi, un mondo per cui essere fieri, un mondo i cui i nostri nipoti si guarderanno intorno e ci ringrazieranno per il buon lavoro che abbiamo fatto.

Per saperne di più: www.projectsunlight.com

20.11.13

Solo del maiale non si butta via niente: spreco del cibo




“Del maiale non si butta via niente” dice un adagio toscano che proviene da un tempo in cui le condizioni economiche sfavorevoli crescevano bambini ben poco schizzinosi.
Sorpassati gli anni del secolo scorso in cui ci sentivamo autorizzati allo spreco, siamo tornati ad un momento storico di crisi economica. Pensate che gli italiani siano tornati alle buone abitudini di un tempo?

A rispondere a questa domanda c’ha pensato Altroconsumo che con una ricerca fatta su dieci famiglie (dalla numerosa ai single) a cui è stato chiesto di compilare un diario alimentare con i cibi mangiati e quelli eventualmente avanzati e buttati.

Seppure il gruppo di famiglie abbia affermato, in un colloquio precedente, di non buttare via niente, la realtà appare diversa, a cominciare dalla spesa fatta al supermercato: senza lista della spesa, è facile essere preda delle offerte 3x2 che riempiono le dispense oltre le reali possibilità di consumo, o comprare articoli di cui non abbiamo effettivo bisogno; la data di scadenza, inoltre, viene raramente controllata e spesso le offerte vengono applicate proprio su prodotti che stanno per scadere. La differenza tra due importanti diciture viene ancora confusa:
“da consumarsi entro” è tassativa e ne va della sicurezza dell’alimento;
“da consumarsi preferibilmente entro” indica che il prodotto può essere consumato dopo quella data, anche se alcune caratteristiche peggioreranno gradualmente, soprattutto sapore e nutrienti.

 
Nel frigo, a casa, quante volte ci si accorge, scavando tra le provviste, che quella in fondo è scaduta da un bel pezzo? Occorrerebbe quindi fare una sistemazione intelligente dei prodotti nel frigo, mettendo dietro quelli appena acquistati, sistemando frutta e verdura sul fondo, formaggi e scatolame aperto in cima, mentre in mezzo carne e pesce.

Quali sono quindi i prodotti più buttati dalle famiglie italiane?
Frutta e verdura: principalmente perché acquistate in quantità eccessive e conservate in maniera scorretta.
Latte e derivati: arrivata la data di scadenza o la muffa.
Bevande: come succhi di frutta e vino rosso, perché non si riesce a consumarli in tempo.
Scatolame, conserve e surgelati se ritenuti vecchi o conservati da troppo tempo.
Carne, pesce e pane sono le cose che si buttano raramente: la prima perché in caso viene congelata, il secondo perché consumato immediatamente dopo l’acquisto, il pane perché esce fuori il nostro senso di colpa.

Curioso, ma non sorprendente, è il fatto che nell’occidente industrializzato gli sprechi alla fine del percorso del cibo, cioè nelle nostre case, pesano al 40% sul totale, oltre agli scarti dovuti alla non conformità alle regole igieniche o… estetiche nei supermercati e alla raccolta.

Tutto questo non è solo un problema di coscienza. È un profondo problema ambientale. Per produrre e smaltire quel cibo sprecato abbiamo impegnato risorse, come acqua (250 km³) e terreno (14 milioni di km²) e prodotto gas serra (3,3 miliardi di tonnellate). Questi numeri, che sono davvero giganteschi, ci danno l’idea di quello che provochiamo nel momento in cui apriamo il contenitore dei rifiuti per buttare del cibo che avrebbe potuto o potrebbe ancora essere mangiato.

19.11.13

Un corto sul rapporto tra Homo Sapiens e natura

L'animatore e illustratore Steve Cutts ha realizzato un corto in Flash e After Effects dal titolo "Man". Un filmato che, nel suo essere cartoonesco e comico, ha un retrogusto amaro. Parla infatti della storia (vera) di come uno tra gli animali che vivono sul Pianeta Terra abbia cominciato non ad usare bensì a sfruttare ed abusare delle risorse del pianeta stesso. La fine è tragicomica.

Non so voi, ma io preferirei essere ricordato per altre cose. Vorrei ri-intitolare questo corto "Man till 2013 a.D.".

20.10.13

Plastica biologica a basso prezzo per sbaglio!

http://static.nationalgeographic.nl/thumbnails/genjNews/detail/72/01/00/biologische-kunststof-172.jpg

La plastica ha un impatto pesantissimo sul nostro ambiente. Secondo l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente degli Stati Uniti nel 2011 le plastiche costituivano oltre il 12% dei rifiuti solidi urbani. Questa cifra, che ad una prima occhiata può sembrare minima, assume connotati spaventosi quando la si confronta con quella degli anni '60, quando i rifiuti plastici costituivano meno dell'1%!
All'improvviso il mondo ha scoperto la plastica, talmente versatile, durevole e a buon mercato che le nostre case ne sono piene, e nemmeno ce ne accorgiamo. E questa assuefazione fa sì che un'enorme mole di materiali plastici viene dispersa nell'ambiente e li rimarrà potenzialmente per sempre perché nessun batterio ha la capacità di biodegradarli (e probabilmente la plastica fa anche schifo ai batteri!).

Ad oggi, nessuna delle bioplastiche in commercio è completamente sostenibile oppure la loro produzione ha dei costi troppo alti e quindi non competitivi con la "classica" plastica.
Ma Gadi Rothenberg e Albert Albert dell'Università di Amsterdam hanno fatto per sbaglio una scoperta che potrebbe portare ad un cambiamento radicale.
Impegnati in laboratorio nello sviluppo di cherosene biologico, hanno creato invece un materiale biodegradabile in acqua, un materiale che sembra bachelite, un materiale che in alcuni casi è persino più economico della plastica! Questo composto compete con la plastica anche per versatilità: secondo i ricercatori, ci si può creare qualsiasi cosa, dai materiali più duri a soffice schiuma.
Di cosa è fatta questa nuova plastica? Di materiale di scarto vegetale, di facile e locale reperibilità e produzione. E, notizia molto molto importante, la combustione non crea gas tossici.
Se dopo un picnic una forchetta di questo materiale vi cade in un torrente, nessun problema: in alcune settimane la vostra forchetta scomparirà, divenendo mangime per pesci! (Noi comunque stiamo attenti e le forchette le buttiamo negli appositi contenitori.)

Nell'immagine riportata, un altro uso di questa plastica: piantare un bell'arbusto in giardino direttamente col vaso, che verrà biodegradato e fornirà un ottimo nutrimento per la pianta.
Seguiremo gli sviluppi di questa ricerca e ci auguriamo che porterà alla realtà tutto il suo potenziale.

19.9.13

Vecchio orinatoio trasformato in giardino


Vi sono città dove angoli bui vengono usati come orinatoi pubblici, e città dove vecchi vespasiani diventano giardini. Quest'ultimo caso è accaduto a Den Haag (L'Aia), città olandese sede della Corte Internazionale di Giustizia nel monumentale Palazzo della Pace.
I Guerrilla Gardening di questo sito (letteralmente: Più verde? Fai da te!) hanno pensato bene di dare nuova immagine e dignità all'entrata di un urinoir pubblico nel bel mezzo della città.

Ecco un'immagine della strada per come si presentava prima e durante l'intervento:



L'azione verde ha avuto sostegno del Comune e la diretta partecipazione di un assessore, il direttore di queso distretto della città e altri funzionari: la Città ha infatti sovvenzionato l'acquisto delle piante e del terriccio necessario.
I guerriglieri del verde si sono messi al lavoro per due giorni, nonostante la pioggia cadesse a catinelle: questi olandesi non li ferma niente e nessuno!

https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/947210_660431047306892_1881924568_n.jpg 

Il risultato è veramente molto bello: un angolo di città in cui fiori e verde esplodono di colori!




File:Public Urinal.jpg
E vi state chiedendo, in preda all'angoscia, dove fare i vostri rapidi bisogni se andate a visitare le città olandesi, tranquillizzatevi: per strada trovate comodi e puliti orinatoi pubblici!
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