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16.10.15

La tristezza ci fa vedere grigio


In italiano si dice "vedere tutto grigio" quando non è particolarmente felici. In inglese si usa invece il colore blu come sinonimo di triste.
Tutti noi usiamo i colori per parlare di sentimenti: si utilizza il giallo o l'arancione per esprimere felicità ed eccitazione su una tela. O il blu e il violetto per dipingere la tranquillità. Anche se questi concetti sembrano più pensiero comune che scientifico, alcuni ricercatori hanno voluto indagare a fondo.

"Umore ed emozioni possono influenzare il modo in cui vediamo il mondo intorno a noi", dice il ricercatore di psicologia Christofer Thorstenson.
Questa affermazione apparentemente semplice è il risultato di una ricerca molto interessante dell'Università di Rochester.

Che noi percepiamo la realtà attraverso il nostro filtro personale è un dato di fatto: due persone vedono lo stesso evento in due modi diversi e la verità è sempre una questione di punti di vista. Ricerche precedenti hanno mostrato che le nostre emozioni hanno un'influenza sui nostri processi visivi: ad esempio, l'umore depresso può ridurre la nostra sensibilità al contrasto visivo.

Dopo aver visto un video destinato a indurre tristezza o divertimento, a 127 partecipanti è stato chiesto di indicare il colore di alcuni campioni di colore desaturati (tra rosso, giallo, verde e blu).
I partecipanti che avevano guardato il video triste erano meno precisi, in particolare nell'identificare i colori sull'asse blu-giallo. Nessuna differenza è stata osservata per all'asse rosso-verde.



Precedenti studi hanno trovato un legame specifico tra la percezione sull'asse blu-giallo e il neurotrasmettitore dopamina, coinvolto in ricompensa, piacere, attenzione e motivazione. Le imprecisioni per quanto riguarda questo asse in particolare sono state notate anche in soggetti con Disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività (ADHD), mentre la percezione di blu e giallo è aumentata in presenza di varie malattie, tossine e farmaci che alterano la neurotrasmissione dopaminergica.

Così, quando ci sentiamo tristi, abbiamo una carenza di dopamina nel nostro cervello; il fatto che siamo meno sensibili ai gialli e blu è probabilmente una funzione adattiva del nostro cervello per essere più sensibili al rosso e al verde. Perché questa preferenza? Cosa possono fare di utile il rosso e il verde per il nostro umore?

Questi risultati richiedono ulteriori ricerche e sono molto curioso di saperne di più.

10.5.15

Le carote fan buon sperma!

Ci dicevano che ci avrebbe reso ciechi.
Poi ci hanno detto che le carote aiutano la vista.
Solo una delle affermazioni precedenti è corretta, indovinate quale ...

Ironia della sorte, gli scienziati hanno scoperto che le carote sono buone anche per il tuo sperma!
Ma cominciamo dall'inizio.

I nutrienti coinvolti sono i carotenoidi, pigmenti organici che danno il caratteristico colore rosso-arancio a frutta e verdura.

E alle foglie ...
Le piante già contengono carotenoidi, ma in quantità minore della clorofilla, che conferisce alle piante il tipico colore verde brillante. Quando in autunno la clorofilla si degrada, i carotenoidi prendono il sopravvento e donano a quella stagione il suo colore caldo.




Ci sono più di 500 tipi di carotenoidi, ma questa ricerca concentra la sua attenzione sul licopene.

Alcuni ricercatori di Rochester (New York) hanno controllato lo sperma di circa 200 uomini in età universitaria, prima e dopo aver richiesto alcuni cambiamenti nella loro dieta.

I risultati sono promettenti: "l'assunzione di carotenoidi è stata associata con una maggiore motilità degli spermatozoi e, nel caso di licopene, migliore morfologia degli stessi".

Bene bene, vediamo adesso dove trovare questi meravigliosi allenatori di sperma!
Zucca, carota, anguria, peperone, pomodoro, albicocca, melone.

E le foglie d'autunno, naturalmente! Heheh!

Il licopene è particolarmente presente nei pomodori (ma anche fagioli e prezzemolo), soprattutto se maturi, leggermente cotti e con l'aggiunta di alcuni acidi grassi (olio di oliva o di avocado sono eccellenti): non c'è da stupirsi che la salsa di pomodoro è una parte importante della dieta mediterranea.

Ricordiamo che una dieta varia, ricca di verdure e frutta, è l'ideale.





Post photo: Heavenandearthessentials

28.4.15

Shinrin-yoku in un vero giardino giapponese


A Den Haag (L'Aia), cuore politico dei Paesi Bassi, esiste nel parco di Clingendael, racchiuso in un recinto di bambù, un piccolo giardino giapponese di sorprendente bellezza.
Il giardino fu creato all'inizio del ventesimo secono dalla proprietaria di allora del parco, Marguérite

Mary Baronessa di Brienen, chiamata anche Lady Daisy. Marguérite aveva una vera e propria passione per il Giappone, dove si recò diverse volte e ne portò in Olanda una serie di lanterne, fontane, sculture, il padiglione, i piccoli ponti e molte piante.
Il design originale, con il tranquillo laghetto, il sinuoso ruscello e i sentieri serpeggianti, è rimasto intatto tutti questi anni.





Non c'è da stupirsi se proprio in lingua giapponese esiste l'espressione "Shinrin-yoku" che significa "bagno di foresta": ovvero trascorrere del tempo in natura, come una passeggiata nel bosco.
Sono sempre più le ricerche che dimostrano i numerosi benefici del "forest bathing": "l'ambiente della foresta promuove basse concentrazioni di cortisolo (ormone dello stress), frequenza cardiaca più bassa, pressione sanguigna più bassa, una maggiore attività del nervo parasimpatico, e l'attività del nervo simpatico minore di quanto non facciano gli ambienti urbani". Questi risultati sono molto incoraggianti: la cosiddetta "medicina naturale" può essere utilizzata come medicina preventiva in molti casi di ansia, depressione, stress e problemi cardiovascolari.
In materia di salute e tempo nella natura, la prima ricerca più importante è stata quella di Roger Ulrich che, nel 1984, osservò che i pazienti con una vista sugli alberi sembravano recuperare più rapidamente di altri pazienti dello stesso ospedale con la vista su un muro di mattoni. Inoltre, i primi hanno espresso commenti meno negativi sugli infermieri, hanno avuto bisogno di un minor numero di dosi analgesiche moderate e forti, e hanno avuto complicanze post-chirurgiche leggermente meno importanti.
Queste ricerche molto interessanti fanno parte dell'ecoterapia, che è uno dei principali argomenti di cui parlo nel mio blog e nei miei seminari. Quindi leggerete presto di nuovo dell'influenza positiva che la natura ha su di noi.


La municipalità di Den Haag ha sempre tenuto in grande cura il giardino giapponese, per la sua unicità e l'enorme valore storico. Il giardino, infatti, fa parte dal 2001 di una lista di monumenti storici nazionali.
A causa della sua fragilità, il giardino giapponese è aperto per pochissimi giorni all'anno, in primavera e in autunno.

Ecco i periodi di apertura 2015:
Primavera: 27 Aprile - 7 giugno, 9:00-20:00
Autunno: 10 - 25 Ottobre, 10:00-16:00


Potete raggiungere Clingendael da due entrate: Van Alkemadelaan e Wassenaarseweg.
Ecco un depliant con le info.
Questa la posizione con Google Maps.

Questa bellissima sequenza di immagini lo rappresenta nell'esplosione dei colori di maggio. Più una chicca finale e l'apparizione di un demone giapponese.




 









C'è anche il demone giapponese apparso mentre sviluppavo la foto, come nei migliori film dell'orrore! (Disclaimer: non sono io, ma il proprietario del'abominevole faccia ha insistito per pubblicarla!).











Ed ecco un'immagine che non vedrete mai di persona, in quanto il giardino è chiuso nel periodo dell'anno in cui potrebbe nevicare.

8.4.15

La regina delle bottiglie di plastica


Veronika Richterovà è un'artista. Non si discute.
Questa donna originaria della Repubblica Ceca crea con le sue mani il paradiso dei ricilatori: dalle bottiglie di plastica escono fuori animali, piante, candelieri e trofei. Le sue creazioni, trasparenti e colorate, sono belle innanzitutto. Ma alcune di loro sono anche utili: figura tra di esse persino un colorato scaccia-talpe da giardino!

Sul suo sito c'è una pagina completamente dedicata alla plastica: cosa è chimicamente, la sua storia, le sua applicazioni, i problemi ambientali e le future ricerche per una plastica ecosostenibile.
(Leggi il nostro post sulla plastica biologica inventata per sbaglio nei Paesi Bassi!).

Qui vi facciamo vedere qualche esempio della bravura di Richterovà, ma non lasciatevi scappare l'occasione di fare un giro sul suo sito: ci sono dozzine e dozzine di foto che vi lasceranno a bocca aperta e vi faranno venire voglia di non riciclare mai più le bottiglie!














2.2.15

Esperimenti in orinatoio

 
Il mese scorso ho scritto un post su come urinare correttamente. E mi sono dedicato anche ad un paio di curiosità e domande interessanti sul tema.
Come promesso, questo mese guardiamo l'argomento "pipì" da un altro punto di vista. Ovvero gli orinatoi pubblici, quelli a muro, gli unici muri al mondo su cui fare la pipì legalmente.
Ovviamente stiamo parlando all'universo maschile, ma questo post è interessante anche per le donne e alla fine saprete perché.


Galateo da bagno
Non ho mai pensato che ci fosse una vera e propria etiquette dell'orinatoio, come per esempio non guardare negli occhi gli altri "ospiti" del bagno, per evitare di dare l'impressione che si voglia approcciarli sessualmente. Trovo comunque esilarante il comportamento schivo dei maschi nei bagni, quasi fossero spie del KGB in missione.

Questa prima, importantissima regola è quella che regola anche l'orinatoio di scegliere.
Pensiamo a cosa accade quando entriamo in un bagno e tutti gli orinatoi sono vuoti. L'etichetta ci direbbe di occupare uno dei due orinatoi esterni, così da dare a chi entra dopo di noi la libertà di starci più lontano possibile.
Ed ora pensiamo di entrare e trovate una persona già impegnata nel suo bisogno fisiologico: dove andremo a metterci?
Secondo il galateo dell'orinatoio, alla distanza maggiore dalla persona che ne sta già occupando uno. Perché, ricordiamolo, ogni contatto (visivo e, non sia mai, tattile) è severamente proibito.

 Se troviamo entrambi gli estremi già occupati, andremo a metterci al centro, sempre per la prima, basilare regola.


E se, malauguratamente, troviamo i tre posti già con ospite, sembra che la decisione migliore sia di tornare più tardi, o usare il bagno con porta.





Disattenzione civile
Ebbene questa scelta mi sembra talmente sciocca... Voglio dire, perché attribuire ad una necessità fisiologica così comune una tale importanza? Ne facciamo una cosa speciale, ma solamente perché è in un contesto pubblico.
L'infuenza degli altri è così forte che, come dicevamo nel nostro articolo di gennaio, molte persone non riuscirebbero ad urinare in pubblico. La cosa è talmente diffusa da poter essere definita comune. Secondo una ricerca molto famosa, se nessuno è presente nel bagno, i maschi ci mettono in media 4,8 secondi per cominciare ad urinare. Se invece un estraneo è nei paraggi, questa media sale a 6,2 secondi. Infine, se l'estraneo è all'orinatoio accanto al vostro, sembra che la vostra vescica attenda in media 8,4 secondi per rilassarsi e lasciarsi andare. Chi usa l'orinatoio fa finta di ignorare l'altro. Appunto, fa finta, consapevole che altro l'altro sta solo recitando la parte del lupo solitario.

La società ci insegna già da bambini a controllare stimoli e necessità del nostro corpo e ad avere una relazione di disgusto verso i nostri rifiuti fisiologici e gli odori del nostro corpo. Una necessità da società civilizzata, secondo Nick Haslam, autore del libro Psychology in the Bathroom. Purtroppo si è creata intorno a questo argomento una sorta di tabù che rinforza l'aura di non accettabilità verso quello che si fa in bagno. Non se ne può parlare e, nella situazione, occorre sbrigare tutto il più velocemente possibile, avendone vergogna.

Defecare in pubblico

Molto diverso da quello che succedeva nei bagni pubblici del passato: nell'antica Roma persino il cosiddetto vespasiano era luogo di incontro sociale. Ad Ostia antica ci sono ancora resti di questi bagni, completamente aperti anche per bisogni più consistenti della pipì.
Come vedete in questa foto, ci si sedeva uno accanto all'altro, impegnati a conversare. Quel canale di fronte ai sedili aveva dell'acqua corrente in cui si poteva inzuppare un pezzo di stoffa, avvolto in cima ad un bastone, e usarlo come carta igienica. Ok, niente di tutto ciò suona igienico, sono d'accordo con voi.
Questa pudicizia nel bagno risalirebbe al XIX sec., quando appunto le norme igieniche (e religiose) divennero più rigide.


Ammettiamolo, siamo animali
E' davvero interessante vedere come ci comportiamo quando siamo obbligati a vederci per quello che siamo: animali. Strati e strati di condizionamenti sociali, religiosi ed educativi possono farci pensare che siamo qualcosa di diverso. Fino al momento in cui la nostra cultura umana deve fare i conti con questi bisogni di base, comuni tra la maggior parte degli animali. 

Orinatoio femminile

Per le donne, dicevo all'inizio, c'è una chicca finale, anzi due. La volta scorsa ho riportato un testo di Luciana Littizzetto che mi ha fatto piegae in due dal ridere mentre mi faceva scoprire perché le donne vanno al bagno in gruppo e ci stanno per interminabili minuti.
Probabilmente le cose andrebbero diversamente se potessero utilizzare queste invenzioni ri-vo-lu-zio-na-rie! La prima è l'orinatoio femminile, con design comodo per accovacciarsi leggermente. Certo, occorre capire quante donne sarebbero disposte a far la pipì in questo  modo. Soprattutto perché, a differenza dei maschi, non guarderebbero la parete di fronte ma sarebbero rivolte verso l'esterno, non esattamente il massimo per creare un'aura di privacy..
Allora si potrebbero optare per un imbuto in silicone che permette alle donne di urinare in piedi. Una mia conoscente lo ha usato e sembra sia comodo e igienico, soprattutto quando l'alternativa è un water pubblico non esattamente brillante.
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