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4.2.14

Bach e Beethoven ti fanno intelligente




Chi suona uno strumento utilizza il suo cervello in maniera più efficiente, pensa in modo più creativo e ha in media un quoziente intellettivo più alto del resto della popolazione. Questo emerge da una ricerca condotta nella Venderbilt University di Nashville.

Diversi esperimenti e ricerche evidenziano questa differenza tra persone con educazione musicale professionale e persone che non suonano alcuno strumento. «I musicisti non solo sono più pieni di risorse, ma elaborano le informazioni in una maniera qualitativamente migliore», afferma il caporicercatore Bradley Folley. «Abbiamo notato molta più attività in entrambi gli emisferi del cervello». Secondo gli specialisti coinvolti nella ricerca, il cervello dei musicisti lavora in maniera più efficiente in quanto durante l’uso di uno strumento diverse parti del cervello vengono utilizzate e, quindi, allenate. 
Nella ricerca riportata, i musicisti mostravano di saper utilizzare oggetti di uso comune in maniera più originale rispetto al resto dei soggetti e riuscivano meglio in test di associazione di parole.
«Concertisti e suonatori devono spesso integrare due diverse melodie con entrambe le mani», continua Folley. «Sono bravi nella lettura dei simboli musicali, cosa che accade nell’emisfero sinistro, ma nello stesso momento danno anche la loro interpretazione alla musica. Quest’ultimo è  compito dell’emisfero destro». Questa integrazione di attività svolte separatamente dai due emisferi cerebrali sarebbe quindi il risultato dell’apprendimento musicale.


Quest’efficienza di pensiero dei musicisti ha, secondo i ricercatori, molta influenza sulle loro prestazioni intellettuali. Gli artisti, in genere, fanno un grosso uso del cosiddetto “pensiero divergente”, ovvero della creatività, del modo inconsueto di pensare e trovare soluzioni. 

Che dire: nella "battaglia evolutiva" all'interno della nostra specie, gli artisti riusciranno sicuramente a primeggiare. Un motivo in più per imparare a suonare il proprio strumento preferito.

Fonte: Vanderbilt University. "Musicians Use Both Sides Of Their Brains More Frequently Than Average People." ScienceDaily. ScienceDaily, 3 October 2008. .

28.1.14

Buon vino, buon sangue, buona notte!



Ieri è stata una giornata particolarmente intensa e un paio di eventi molto piacevoli mi hanno convinto a brindare con un mio caro amico, che fra l'altro è uno spettacolare artista.
Ho da poco scoperto un vino bianco meraviglioso che proviene dall’altra parte del pianeta, la Nuova Zelanda. Il suo nome è Brancott Estate, è un Sauvignon Blanc sorprendente, a me dà la sensazione di un fuoco d’artificio sulle papille gustative!
Delle virtù del vino parla il prof. Umberto Veronesi anche nel suo libro “Verso la scelta vegetariana” che ho recensito tempo fa sul blog. Il professore parla di “paradosso francese”, che non si riferisce al fatto che il più celebre e famoso dipinto attiramasse del Louvre sia stato rubato all’Italia. Questo paradosso riguarda la salute: nonostante i nostri cugini d’oltralpe mangino molti grassi (tra brie e fois gras non oso calcolare la quantità di acidi grassi saturi!), l'incidenza di mortalità per malattie cardiovascolari sarebbe inferiore rispetto ad altre nazioni europee[1]. La responsabilità di questo paradosso sarebbe il vino, in particolare quello rosso: gli antiossidanti in esso contenuti, come il resveratrolo, aiuterebbero a mantenere il corpo giovane buttando via cellule morte e di rifiuto. Ovviamente bisogna stare attenti alle quantità, per non passare da un corpo in forma ad uno con disastri epatici.

Altri effetti avrebbe l’alcol sul sonno. Per fare chiarezza sull’argomento, un gruppo di psichiatri americani ha realizzato una recensione[2] di ben 153 studi sull’argomento. Quello che ne è uscito fuori è che, bevendo alcolici prima di andare a letto, si prende sonno più facilmente, indipendentemente dalla quantità bevuta, o da genere ed età dei soggetti. Ma con un appunto da fare: seppure la prima metà della notte passa liscia, nella seconda metà è molto probabile svegliarsi. E rimanere a lungo con gli occhi spalancati nel buio. Come è successo a me, per inciso...
La quantità di vino che berrete ha un effetto invece sul sonno REM, ovvero quello in cui il nostro cervello genera i sogni: se bevete una quantità medio-alta di alcol, avrete meno probabilità di sognare.

Siccome sono sicuro che l'argomento dei sogni interessa molti di voi, mi concederò un articolo il prossimo mese su un paio di ricerche interessantissime riguardo l'onirico. Dopo l'alimentazione è il sonno uno dei miei interessi principali, si era capito?!

Alla salute! Responsabilmente.


[1] St Leger AS, Cochrane AL, Moore F. (1979) Factors associated with cardiac mortality in developed countries with particular reference to the consumption of wine. Lancet, 1:1017–20.


[2] Ebarhim, I.O., Shapiro, C.M., Williams, A.J., Fenwick, P.B. (2013). Alcohol and sleep I: Effects on normal sleep. Alcoholism: Clinical and experimental research.

23.1.14

APA e pedofilia: nessun cambiamento


Certa stampa di parte e assai poco corretta è arrivata a dire che l'APA, l'Associazione Americana Psichiatri, ha rivisto la sua posizione a proposito della pedofilia.

La cosa è ovviamente falsa.

Il tutto è partito da un errore effettuato durante la compilazione del DSM-5, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. L'ultima versione è stata stampata nel maggio dello scorso anno e, purtroppo, nel caso della pedofilia, è stato fatto l'errore di scrivere "orientamento" al posto di "interesse", scatenando una serie di reazioni, ovviamente giustificabili ma ben poco informate.



L'APA, infatti, ha pubblicato lo scorso ottobre un comunicato in cui spiega che l'errore sarà corretto nelle versioni digitali e, per quelle cartacee, a partire dalla prossima ristampa. La posizione dell'APA sulla pedofilia non è cambiata: seppure rinominata "disturbo pedofilico" per mantenere la coerenza con altri elenchi di disturbi nel capitolo.
L'Associazione continua a sostenere la necessità di sviluppare sempre più efficaci trattamenti per scongiurari nuovi abusi, che rimangono perseguibili penalmente.

Ricordiamo che il disturbo pedofilico è, appunto, un disturbo del desiderio sessuale da parte di persone adulte che indirizzano il loro interesse sessuale verso soggetti che non hanno ancora raggiunto la maturità sessuale (con differenze individuali, tra gli 11 e i 13 anni).

Ricordiamo anche che gli orientamenti sessuali si riferiscono all'attrazione emotiva e sessuale verso un altro essere umano. Tutti gli orientamenti sessuali (in un continuum tra omo ed eterosessualità) sono considerati normali varianti umane.

Da parte di scrive rimane comunque la perplessità di fronte all'errore commesso da parte dell'APA. Tuttora permane, nella popolazione generale, confusione tra orientamento sessuale e parafilia. In particolare è frequente confondere l'orientamento omosessuale con la pedofilia, in buona o cattiva fede. A fronte di questo conosciuto fraintendimento, l'APA avrebbe forse dovuto esercitare maggiore attenzione prima di rilasciare un testo importante come il DSM con un errore così evidente e su un argomento purtroppo ancora oggi controverso.

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