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13.3.13

Advergame: frutta vs caramelle. Vincono sempre le caramelle!




Grazie anche al diffondersi dei social network, i cosiddetti advergames stanno diventando sempre più diffusi. Essi sono giochi piuttosto semplici, con una grafica accattivante e cartoonesca, che pubblicizzano dei prodotti.  Un esempio è dato da questo gioco dell’equivalente olandese della Cameo: http://www.oetker.nl/fun/dr-oetker-keukenspel/
Ci si trova in una specie di ristorante in cui bisogna cucinare per i clienti che arrivano sempre più numerosi. Nemmeno a dirlo, i prodotti da cucinare sono quelli della ditta.

Essendo questo un tipo di pubblicità, ha un’influenza sulle intenzioni di acquisto dei soggetti che utilizzano il gioco, come cercano di fare gli annunci promozionali durante un programma o nell’intervallo. Se, tuttavia, pensavate di poter utilizzare questa come un’arma a vantaggio di un comportamento salutare, dobbiamo spegnere le vostre speranze.

Alcuni ricercatori dell’Università di Amsterdam hanno svolto una ricerca al proposito coinvolgendo 270 bambini di età compresa tra otto e dieci anni. Il gruppo è stato diviso in quattro sottogruppi creando differenti condizioni:
Il gruppo A ha giocato con un advergame che pubblicizzava caramelle.
Il gruppo B ha giocato con un advergame che stimolava il consumo di frutta.
Il gruppo C ha giocato con un advergame che pubblicizzava giocattoli.
Il gruppo D era il gruppo di controllo, in cui i bambini non avevano alcun gioco.
Dopo il gioco, i bambini hanno potuto scegliere di mangiare senza limitazioni il cibo contenuto in alcune ciotole, alcune delle quali contenevano frutta e altre caramelle. La sorpresa poco gradita è arrivata quando, alla lettura dei risultati, i ricercatori hanno scoperto che i bambini dei primi due gruppi mangiavano più caramelle, indipendentemente dal prodotto pubblicizzato durante il gioco.


Racconterò un aneddoto personale. Una sera, dopo cena, io e i miei amici abbiamo deciso di guardare il documentario Super Size Me, che parla degli effetti nocivi di un uso sconsiderato e ripetuto del fast food, in particolare del McDonald’s. Nel film venivano illustrati tutti i cambiamenti (in peggio) fisici e psicologici del regista/attore/cavia che ha mangiato per un mese solo ed esclusivamente nei fast food, scegliendo sempre il menù Super Size (panino, porzione grande di patatine e 2 litri di bevanda come Coca Cola) quando proposto dalla cassiera. Mentre guardavamo i tragici effetti su peso, forme del corpo e libido del protagonista, io e i miei amici abbiamo sentito una irresistibile voglia di andare al McDonald’s più vicino e mangiare uno di quei panini incriminati. Evidentemente la pubblicità incessante, unita ai sapori volutamente ghiotti dei cibi spazzatura (che abbondano in sale, zucchero, grasso, ecc.), è entrata nella nostra mente in maniera sottile ma decisa. Il risultato è che, alla prima fame, spesso provocata dalla visione stessa dei prodotti, il cibo a cui ci rivolgiamo è quello veloce, colorato ed estremamente saporito di cui il nostro cervello e i nostri occhi hanno bisogno. E la maggior parte delle volte è facile trovare in casa un “fast food” pronto a soddisfare la nostra esigenza. O quella dei nostri bambini.
Folkvord, F., Doedschka, J., Anschütz, D.J., Buijzen, M., Valkenburg, P.M. (2013). The effect of playing advergames that promote energy-dense snacks or fruit on actual food intake among children. The American Journal of Clinical Nutrition, 97(2), 239-245.
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