Naturalizzazione. Quando la natura riprenderà il sopravvento.
Sembra
essere questo il sottotitolo di queste bellissime sculture dell’artista 29enne
Ishibashi Yui.
Guardate i visi di questi esseri ancora umani: esprimono
malinconia, tristezza, rassegnazione. Seppure perfettamente in vita, sembrano semplici mezzi di sussistenza della piante, ricco humus, concime. Rami, radici e foglie affondano nei loro
corpi, ne diventano parte integrante, ne escono delicatamente ma
seccamente, come un germoglio emerge dalla fertile terra.
L’artista utilizza diversi
materiali: legno (ovviamente), resina, stoffa, fil di ferro e polvere di marmo
per rappresentare questo estendersi in tutte le direzioni degli elementi
naturali.
Abbandonate
sul terreno, inginocchiate in un angolo, queste figure fiabesche e terribili sono
private delle loro forze mentre la corteccia li avvolge. Nuove creature
passivamente compiacenti in questo processo naturale, umane eppure con
sembianze silvane, a metà tra tuberi e bulbi. Visi che ricordano ninfe di
classica memoria, personaggi di favole nordiche.
C’è chi è
stato sorpreso all’improvviso dalla naturalizzazione, c’è chi ha visto attecchire
la natura intorno a sé, tutti l’hanno lasciata crescere, consapevoli (volenti o
nolenti) di questa necessità. E di necessità parla proprio Yui, quella di
riconoscerci intrecciati con il mondo naturale, l’equilibrio del ciclo vitale
di cui facciamo parte anche quando siamo al “riparo” nelle nostre unità
abitative, il fatto che ci nutriamo dei frutti della Terra e che nutriamo la Terra stessa terminato il nostro tempo. Eppure il nostro tempo continua anche dopo, sembra ricordarci Yui, in un'infinito naturale di cui abbiamo memoria ma che facilmente dimentichiamo.
Quasi che la clorofilla scorresse già nelle nostre vene, in attesa di germogliarci dentro. Una bella metafora.
Nessun commento:
Posta un commento