“Del maiale
non si butta via niente” dice un adagio toscano che proviene da un tempo in cui
le condizioni economiche sfavorevoli crescevano bambini ben poco schizzinosi.
Sorpassati
gli anni del secolo scorso in cui ci sentivamo autorizzati allo spreco, siamo
tornati ad un momento storico di crisi economica. Pensate che gli italiani
siano tornati alle buone abitudini di un tempo?
A rispondere
a questa domanda c’ha pensato Altroconsumo che con una ricerca fatta su dieci
famiglie (dalla numerosa ai single) a cui è stato chiesto di compilare un
diario alimentare con i cibi mangiati e quelli eventualmente avanzati e
buttati.
Seppure il
gruppo di famiglie abbia affermato, in un colloquio precedente, di non buttare
via niente, la realtà appare diversa, a cominciare dalla spesa fatta al
supermercato: senza lista della spesa, è facile essere preda delle offerte 3x2
che riempiono le dispense oltre le reali possibilità di consumo, o comprare
articoli di cui non abbiamo effettivo bisogno; la data di scadenza, inoltre,
viene raramente controllata e spesso le offerte vengono applicate proprio su
prodotti che stanno per scadere. La
differenza tra due importanti diciture viene ancora confusa:
“da
consumarsi entro” è tassativa e ne va della sicurezza dell’alimento;
“da consumarsi
preferibilmente entro” indica che il
prodotto può essere consumato dopo quella data, anche se alcune caratteristiche peggioreranno gradualmente, soprattutto sapore e nutrienti.
Nel frigo, a casa, quante volte ci si accorge, scavando tra le provviste, che quella in fondo è scaduta da un bel pezzo? Occorrerebbe quindi fare una sistemazione intelligente dei prodotti nel frigo, mettendo dietro quelli appena acquistati, sistemando frutta e verdura sul fondo, formaggi e scatolame aperto in cima, mentre in mezzo carne e pesce.
Quali sono
quindi i prodotti più buttati dalle famiglie italiane?
Frutta e
verdura: principalmente perché acquistate in quantità eccessive e conservate
in maniera scorretta.
Latte e derivati: arrivata la data di scadenza o la muffa.
Bevande: come succhi di frutta e vino rosso, perché non si riesce a consumarli in tempo.
Scatolame, conserve e surgelati se ritenuti vecchi o conservati da troppo tempo.
Carne, pesce e pane sono le cose che si buttano raramente: la prima perché in caso viene congelata, il secondo perché consumato immediatamente dopo l’acquisto, il pane perché esce fuori il nostro senso di colpa.
Latte e derivati: arrivata la data di scadenza o la muffa.
Bevande: come succhi di frutta e vino rosso, perché non si riesce a consumarli in tempo.
Scatolame, conserve e surgelati se ritenuti vecchi o conservati da troppo tempo.
Carne, pesce e pane sono le cose che si buttano raramente: la prima perché in caso viene congelata, il secondo perché consumato immediatamente dopo l’acquisto, il pane perché esce fuori il nostro senso di colpa.
Curioso, ma non sorprendente, è il fatto che nell’occidente industrializzato gli sprechi alla fine del percorso del cibo, cioè nelle nostre case, pesano al 40% sul totale, oltre agli scarti dovuti alla non conformità alle regole igieniche o… estetiche nei supermercati e alla raccolta.
Tutto questo
non è solo un problema di coscienza. È un profondo problema ambientale. Per
produrre e smaltire quel cibo sprecato abbiamo impegnato risorse,
come acqua (250 km³) e terreno (14 milioni di km²) e prodotto gas serra (3,3
miliardi di tonnellate). Questi numeri, che sono davvero giganteschi, ci danno
l’idea di quello che provochiamo nel momento in cui apriamo il contenitore dei
rifiuti per buttare del cibo che avrebbe potuto o potrebbe ancora essere
mangiato.
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